Una mossa strategica motivata dall’aumento dell’ostilità commerciale degli Stati Uniti e dagli ambiziosi obiettivi di Xi Jinping di rafforzare l’autonomia tecnologica del paese.
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In linea con la visione delineata nel piano “Made in China 2025”, Pechino sta intensificando gli sforzi per diventare un punto di riferimento globale in diversi settori chiave. Al centro di questa strategia c’è l’investimento massiccio nell’industria dei chip, con la Cina che annuncia la creazione del suo più grande fondo di investimento statale fino ad ora, per un impressionante valore di 47,5 miliardi di dollari.
Questa iniziativa riflette non solo la determinazione della Cina nel ridurre la sua dipendenza dalla tecnologia straniera, specialmente in mezzo alle restrizioni imposte dagli Stati Uniti sulle esportazioni di tecnologia, ma anche segnala la sua ambizione di guidare la prossima era dell’innovazione tecnologica globale. Attraverso questo investimento sostanziale, la Cina mira a potenziare la sua capacità di ricerca, sviluppo e produzione di semiconduttori, posizionandosi come un competitore formidabile sulla scena internazionale.
Questo movimento non è solo una risposta pragmatica alle pressioni esterne, ma anche una chiara dimostrazione della determinazione della Cina nel plasmare attivamente il futuro del settore tecnologico. Con miliardi in gioco e un impegno incrollabile verso l’eccellenza e l’innovazione, la Cina è pronta a svolgere un ruolo centrale nel definire la prossima era dell’industria dei semiconduttori.
L’istituzione di questo monumentale fondo avviene in un momento cruciale, con gli Stati Uniti che intensificano le loro restrizioni sulle esportazioni di chip e tecnologia chip, in un chiaro tentativo di frenare le aspirazioni tecnologiche di Pechino.
Contando sul sostegno finanziario di sei delle principali banche statali cinesi, come l’ICBC e la China Construction Bank, il fondo rappresenta un passo significativo nello sforzo del presidente Xi Jinping per rafforzare la posizione della Cina come superpotenza tecnologica globale.
Allineata con la visione delineata nel piano ambizioso “Made in China 2025”, Pechino è fermamente impegnata a guidare una vasta gamma di settori, dalla intelligenza artificiale (IA) e il 5G wireless alla computazione quantistica. Questo fondo non solo funge da catalizzatore per il raggiungimento di tali obiettivi, ma dimostra anche l’impegno incrollabile della Cina nel raggiungere la supremazia tecnologica su scala globale.
Di fronte alle crescenti pressioni esterne, la Cina sta adottando un approccio proattivo per garantire la sua autonomia tecnologica e ridurre la sua dipendenza da fornitori stranieri. Questo massiccio investimento nell’industria dei chip è solo l’ultimo esempio del ferreo impegno della Cina nel raggiungere l’eccellenza tecnologica e plasmare attivamente il panorama globale dell’innovazione.
Il più recente veicolo di investimento, la terza fase del rinomato Fondo di Investimento nel Settore dei Circuiti Integrati della Cina, noto anche come “Big Fund”, è stato ufficialmente istituito a Pechino venerdì scorso (24), come registrato nel Sistema Pubblico di Informazione sul Credito delle Imprese Nazionali.
Questa nuova fase rappresenta il proseguimento di un significativo impegno iniziato nel 2014 con la creazione della prima fase, dotata di 138,7 miliardi di yuan (equivalente a 19,2 miliardi di dollari all’epoca). Seguendo il successo iniziale, la seconda fase è stata avviata cinque anni dopo, con un capitale registrato impressionante di 204,1 miliardi di yuan (circa 28,2 miliardi di dollari all’epoca). Ora, con la terza fase, la Cina sta ampliando ulteriormente la sua capacità di investimento e il suo impegno nello sviluppo e nell’innovazione nel settore dei circuiti integrati.
Questa espansione del “Big Fund” è una testimonianza dell’impegno continuo della Cina nel promuovere la sua industria dei semiconduttori e diventare una forza dominante nell’arena globale della tecnologia. Con miliardi di yuan aggiuntivi a disposizione, la Cina è pronta ad accelerare ulteriormente il suo percorso verso l’autonomia tecnologica e la leadership nel mercato dei chip.
Gli investimenti mirano a portare il settore dei semiconduttori del paese agli standard internazionali entro il 2030, concentrandosi principalmente sulla produzione di chip, progettazione, attrezzature e materiali, come dettagliato dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione al lancio della prima fase nel 2014.
Tuttavia, nonostante le ambizioni chiare, il “Grande Fondo” ha affrontato sfide significative negli ultimi anni, specialmente riguardo a scandali di corruzione. Nel 2022, l’organo di sorveglianza antifrode del paese ha avviato una repressione nel settore dei semiconduttori, indagando su alcune delle principali figure della Cina in aziende statali di chip. Questi scandali evidenziano gli ostacoli potenziali che possono sorgere sul cammino della Cina nel raggiungere i suoi obiettivi nel settore dei semiconduttori, sottolineando l’importanza della trasparenza, della conformità normativa e dell’integrità nella conduzione di tali imprese strategiche.
Le sfide affrontate dal “Big Fund” e dall’industria dei semiconduttori cinese sono aggravate da recenti sviluppi, come il caso di Lu Jun, ex-direttore esecutivo della Sino IC Capital, l’ente che gestiva il fondo, che è stato indagato e incriminato per corruzione nel marzo scorso, secondo quanto dichiarato dal principale pubblico ministero del paese.
Tuttavia, gli scandali non sono gli unici ostacoli che possono minare le ambizioni di Xi Jinping di portare la Cina all’autosufficienza tecnologica. Nel ottobre del 2022, gli Stati Uniti hanno annunciato un insieme completo di controlli sulle esportazioni che vietano alle aziende cinesi di acquistare chip avanzati e attrezzature per la produzione di chip senza una licenza.
Queste misure rappresentano una sfida significativa per i piani della Cina di rafforzare la sua posizione nell’industria dei semiconduttori, evidenziando la natura sempre più complessa e tesa delle relazioni tecnologiche sino-americane. Mentre Pechino cerca di raggiungere l’autosufficienza tecnologica, sta affrontando pressioni esterne e sfide interne che potrebbero plasmare il futuro del settore dei semiconduttori non solo in Cina, ma anche a livello globale.
Oltre alle restrizioni dirette degli Stati Uniti, il governo Biden ha esercitato pressioni sui suoi alleati, tra cui Olanda e Giappone, affinché implementassero le proprie misure restrittive. Questa mossa riflette un approccio coordinato per limitare l’accesso cinese a tecnologie critiche, compresi i semiconduttori.
In risposta, Pechino ha assunto una posizione di controffensiva, imponendo i propri controlli sulle esportazioni su due materie prime vitali per l’industria globale di produzione di chip. Questa strategia evidenzia la crescente rivalità e la lotta per il controllo tecnologico tra le principali potenze mondiali.
Tuttavia, l’istituzione del nuovo fondo per i chip non è solo una misura difensiva in risposta alle sanzioni occidentali. È anche allineato con le ambizioni a lungo termine di Xi Jinping di posizionare la Cina come leader globale nella tecnologia. Investendo massicciamente nell’industria dei semiconduttori, la Cina cerca non solo di garantire la sua sicurezza tecnologica, ma anche di potenziare la sua capacità di innovazione e competere alla pari con le potenze tecnologiche consolidate. Questa iniziativa riflette la determinazione della Cina nel plasmare attivamente il futuro della tecnologia e raggiungere una posizione di leadership a livello mondiale.
Il lancio del nuovo smartphone da parte di Huawei, equipaggiato con un processore a 7 nanometri prodotto dalla Semiconductor Manufacturing International Corporation (SMIC) cinese, ha sorpreso gli esperti del settore lo scorso anno.
In quel momento, molti analisti erano perplessi dalla capacità di Huawei di sviluppare e produrre un chip così avanzato, specialmente considerando gli sforzi significativi degli Stati Uniti per limitare l’accesso della Cina alla tecnologia straniera. Il successo di Huawei ha evidenziato non solo la crescente abilità dell’azienda nell’innovazione e nello sviluppo di chip, ma anche i progressi compiuti dall’industria dei semiconduttori cinese.
Questo risultato di Huawei sottolinea la resilienza e la determinazione della Cina nel superare le avversità e diventare meno dipendente dai fornitori stranieri. Inoltre, evidenzia il potenziale della Cina di emergere come una forza significativa nell’industria dei semiconduttori, sfidando il dominio tradizionale delle aziende occidentali in questo settore.
Il commento di Xi Jinping durante il suo incontro con il primo ministro olandese Mark Rutte lo scorso marzo riecheggia la determinazione della Cina nel proseguire il suo sviluppo scientifico e tecnologico, indipendentemente dalle restrizioni imposte da altri paesi.
L’Olanda svolge un ruolo cruciale nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori, essendo sede della ASML, l’unica produttrice mondiale di macchine per litografia ultravioletta estrema, fondamentali per la produzione di semiconduttori avanzati. Tuttavia, a gennaio, l’ASML ha annunciato di essere stata proibita dal governo olandese di esportare alcune delle sue macchine per litografia in Cina, evidenziando le crescenti tensioni tra Pechino e i suoi partner commerciali.
Questa proibizione mette in evidenza come le questioni tecnologiche siano diventate un punto focale nelle relazioni internazionali, con i governi che adottano misure per proteggere le loro tecnologie all’avanguardia e evitare che cadano nelle mani di concorrenti strategici. Per la Cina, queste restrizioni rappresentano sfide significative, ma alimentano anche la sua determinazione nel raggiungere l’autosufficienza tecnologica e ridurre la dipendenza dai fornitori stranieri.