Tuttavia, la battaglia è ancora lungi dall’essere conclusa, con segnali che indicano la persistenza delle sfide.
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L’inflazione nei 20 paesi della zona euro ha subito un significativo calo, passando dal più del 10% alla fine del 2022 a un livello leggermente superiore al 2% nel corso degli ultimi mesi, avvicinandosi all’obiettivo stabilito dalla BCE. Questa diminuzione è stata in gran parte attribuita alla riduzione dei costi dei combustibili e alla stabilizzazione dell’offerta, dopo le turbolenze post-pandemiche.
Tuttavia, questo recente progresso sembra essersi fermato, con indicatori che suggeriscono una possibile instabilità dell’inflazione nella zona euro, riflettendo i modelli osservati negli Stati Uniti.
La BCE ha adottato misure riducendo i costi dei prestiti a livelli storicamente bassi, riconoscendo i progressi finora compiuti nel contenimento dell’inflazione. Tuttavia, le prospettive per l’anno prossimo rimangono sfidanti, suggerendo che la battaglia contro l’inflazione sia ancora lontana dall’essere conclusa. L’ambiente economico continua ad essere incerto, portando la BCE a adottare una postura più cauta riguardo alle future decisioni di politica monetaria.
La Banca Centrale Europea (BCE) ha optato per ridurre il suo tasso di deposito al 3,75%, scendendo da un record del 4,0%, segnando il suo primo taglio dal 2019. Nonostante questa misura, la BCE ha anche rivisto al rialzo le sue previsioni sull’inflazione per quest’anno e il prossimo. Sottolineando la dipendenza dai dati ricevuti, ha ribadito che eventuali ulteriori riduzioni dei tassi di interesse dipenderanno dalle condizioni economiche in evoluzione, sottolineando la necessità di mantenere i costi dei prestiti a livelli che possano effettivamente controllare i prezzi.
“Nonostante i progressi compiuti negli ultimi trimestri, le pressioni interne sui prezzi rimangono robuste, soprattutto con l’aumento dei salari, ed è probabile che l’inflazione rimanga al di sopra dell’obiettivo fino all’anno prossimo”, ha affermato la BCE.
La decisione di giovedì allinea la BCE con altre banche centrali, come quelle del Canada, Svezia e Svizzera, che stanno invertendo alcune delle politiche di aumento dei tassi di interesse più aggressive osservate di recente. Ci si aspetta che la Federal Reserve degli Stati Uniti, di fronte a letture sull’inflazione più robuste del previsto per quest’anno, si unisca a questo movimento nel secondo semestre.
I recenti dati sull’inflazione si sono rivelati più robusti del previsto, alimentando preoccupazioni riguardo alle sfide che potrebbero emergere nell’ “ultima miglia” verso l’obiettivo della Banca Centrale Europea (BCE). Questa preoccupazione è stata evidenziata da membri influenti del consiglio, come Isabel Schnabel.
In particolare, l’inflazione nel settore dei servizi ha attirato l’attenzione, essendo considerata particolarmente rilevante per riflettere la domanda interna. A maggio, questa inflazione è salita al 4,1%, rispetto al 3,7% del mese precedente.
Nonostante queste preoccupazioni, la maggior parte degli economisti continua a prevedere che la BCE mantenga il corso di riduzione dei tassi di interesse nei prossimi mesi, prevedendo un tasso del 2,50% entro la fine del 2025. Questo scenario riflette la persistenza delle pressioni inflazionistiche e la necessità continua di stimoli monetari per sostenere la ripresa economica della zona euro.
Le previsioni indicano solo altre due riduzioni dei tassi di interesse della BCE quest’anno, previste per settembre e dicembre. “Ulteriori tagli a settembre e dicembre rimangono il nostro scenario di base”, ha affermato l’economista di HSBC, Fabio Balboni, in una dichiarazione. Tuttavia, ha sottolineato che la recente persistenza dell’inflazione nei servizi potrebbe richiedere una maggiore cautela da parte della BCE.
La ripresa della crescita economica ha anche ridotto la pressione sulla BCE, indebolendo l’argomento secondo cui i tassi di interesse elevati stanno danneggiando l’attività economica.
Tuttavia, una questione importante è la posizione della Federal Reserve (Fed) degli Stati Uniti e se avvierà o ritarderà ulteriormente il proprio ciclo di allentamento monetario.
Una Fed più restrittiva probabilmente porterebbe a un euro più debole e a un’inflazione importata più elevata per la zona euro. Tuttavia, potrebbe anche aumentare i rendimenti nei mercati obbligazionari globali – una dinamica complessa i cui effetti netti sono difficili da prevedere.
In conclusione, le proiezioni indicano un panorama di soli due ulteriori tagli ai tassi di interesse della BCE quest’anno, a settembre e dicembre. Tuttavia, la persistenza dell’inflazione nei servizi e il graduale recupero dell’attività economica suggeriscono la necessità di ulteriore cautela da parte della banca centrale.
Inoltre, l’incertezza riguardo alle decisioni della Federal Reserve degli Stati Uniti aggiunge complessità al quadro, con potenziali impatti sull’euro, sull’inflazione importata e sui rendimenti dei mercati obbligazionari globali. Di fronte a queste considerazioni, il futuro della politica monetaria nella zona euro rimane soggetto a regolazioni in base all’evoluzione dei nuovi dati economici ed eventi globali, sottolineando l’importanza della flessibilità e dell’analisi continua per guidare le decisioni della BCE.
La Banca Centrale Europea (BCE) svolge un ruolo fond
amentale nella gestione della politica monetaria e nella stabilità finanziaria dei paesi che compongono la zona euro. Fondata nel 1998, la BCE ha sede a Francoforte, in Germania, ed è responsabile della formulazione e dell’attuazione della politica monetaria per i 19 paesi membri dell’Unione Europea che hanno adottato l’euro come loro valuta ufficiale.
Le principali responsabilità della BCE includono la definizione e l’attuazione del tasso di interesse di base, la conduzione di operazioni di mercato aperto, la supervisione bancaria e il mantenimento della stabilità dei prezzi nella zona euro. La stabilità dei prezzi è l’obiettivo principale della BCE e viene definita come un tasso di inflazione annuo vicino, ma inferiore al 2%.
Per raggiungere i suoi obiettivi, la BCE tiene regolarmente riunioni del Consiglio dei Governatori per discutere e prendere decisioni sulla politica monetaria. Queste decisioni si basano spesso su analisi economiche dettagliate e valutazioni degli indicatori economici della zona euro, come l’inflazione, la crescita economica, la disoccupazione e le condizioni finanziarie.
Inoltre, la BCE svolge un ruolo importante nella supervisione e regolamentazione del sistema bancario della zona euro, al fine di garantire la stabilità finanziaria e l’integrità del sistema finanziario nel suo complesso.
In sintesi, la BCE è un’istituzione chiave nella governance economica dell’Unione Europea, con responsabilità cruciali nella definizione e attuazione della politica monetaria, nella supervisione bancaria e nel mantenimento della stabilità finanziaria nella zona euro. Le sue azioni e decisioni hanno un impatto significativo sui mercati finanziari e sull’economia della regione.