Titolari di titoli di credito del Credit Suisse intentano causa contro la Svizzera in tribunale negli Stati Uniti

Giovedì (6), i titolari di titoli di credito del Credit Suisse hanno intentato una causa contro la Svizzera in un tribunale federale di Manhattan, accusando il paese di mettere gli interessi nazionali sopra la legge annullando i titoli durante il salvataggio della banca da parte dell’UBS lo scorso anno.

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Il Credit Suisse, fondato nel 1856 dall’industriale svizzero Alfred Escher, è una delle banche più antiche e rinomate al mondo. Inizialmente istituito per finanziare l’espansione della rete ferroviaria svizzera, la banca si è rapidamente diversificata, offrendo una gamma completa di servizi finanziari. La sua sede si trova a Zurigo, in Svizzera, ma la sua influenza e le sue operazioni si estendono globalmente.

Nel corso degli anni, il Credit Suisse si è espanso significativamente attraverso una serie di fusioni e acquisizioni strategiche; nel 1988, il Credit Suisse ha acquisito una partecipazione di maggioranza nella First Boston Corporation, importante azienda di investimenti americana. Questa acquisizione ha consolidato la posizione della banca nei mercati dei capitali degli Stati Uniti. Nel 1997, il Credit Suisse ha acquisito il Winterthur Group, una compagnia assicurativa, ampliando i suoi servizi per includere assicurazioni e gestione del rischio. La banca ha anche stabilito diverse partnership strategiche nel corso degli anni per rafforzare la sua presenza globale e diversificare la sua offerta di prodotti.

Negli ultimi anni, il Credit Suisse ha affrontato una serie di sfide che hanno influenzato la sua stabilità finanziaria e la sua reputazione; la banca è stata oggetto di numerose indagini e multe per pratiche inadeguate, tra cui violazioni di normative finanziarie e coinvolgimento in vari scandali, tra cui il caso Archegos Capital e Greensill Capital, che hanno comportato perdite significative. Queste sfide hanno culminato in una crisi di fiducia tra investitori e clienti, portando a una ristrutturazione interna e a cambiamenti nella alta direzione della banca.

La crisi del Credit Suisse è arrivata al culmine nel 2023, portando a un intervento governativo senza precedenti. Il governo svizzero ha ordinato l’ammissione di 17 miliardi di dollari in obbligazioni AT1 del Credit Suisse e ha facilitato l’acquisizione della banca da parte dell’UBS per un valore significativamente inferiore rispetto al mercato. Questo intervento è stato altamente controverso e ha portato a azioni legali da parte dei detentori dei titoli, che hanno sostenuto che la decisione fosse arbitraria e punitiva.

Il futuro del Credit Suisse, ora sotto l’amministrazione dell’UBS, è un punto di speculazione e interesse globale. Il salvataggio da parte dell’UBS rappresenta un tentativo di stabilizzare la banca e ripristinare la fiducia nel sistema finanziario svizzero. Le conseguenze di questa acquisizione, insieme ai processi legali in corso, potrebbero ridefinire il panorama bancario svizzero e influenzare le future normative e pratiche di salvataggio bancario.

In sintesi, il Credit Suisse, con la sua lunga storia e influenza globale, rimane una figura centrale nel settore finanziario mondiale. Le sue recenti sfide e la risposta a queste sfide serviranno come importante caso di studio per la governance e la regolamentazione bancaria in futuro.

I querelanti, che vanno dai fondi obbligazionari in difficoltà ai gestori di fondi pensione degli Stati Uniti e della Svizzera, sostengono che la riduzione sia stata sproporzionata e punitiva. Accusano il governo svizzero di agire in modo politico e arbitrario, costringendo a un accordo che favoriva l’UBS e ignorando una serie di altri possibili acquirenti. Secondo l’azione, la Svizzera ha agito come un “politico interessato”, ignorando la moltitudine di altri potenziali acquirenti e consentendo all’UBS di fissare il prezzo e dettare i termini dell’acquisizione.

La decisione di ammortizzare le obbligazioni AT1 prima dell’acquisto da parte dell’UBS ha comportato un utile netto record di 29 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2023 per l’UBS, dopo aver pagato solo 3,7 miliardi di dollari in azioni per il Credit Suisse. Questo significativo profitto ha generato critiche e sollevato interrogativi sulla trasparenza e l’equità del processo di salvataggio. Gli investitori accusano le autorità svizzere di aver ceduto il Credit Suisse all’UBS a un prezzo significativamente inferiore al valore di mercato, in un movimento che potrebbe essere considerato una vendita a prezzo di liquidazione.

Il processo legale a Manhattan sfida anche l’immunità sovrana della Svizzera, sostenendo che gli effetti commerciali del piano di salvataggio siano stati sentiti a New York. I titoli dei querelanti sono stati compensati e detenuti da un depositario di titoli di New York, e la Svizzera ha sviluppato i suoi procedimenti per le banche fallite in collaborazione con i regolatori degli Stati Uniti e di New York. Questo argomento mira a stabilire la giurisdizione negli Stati Uniti, aggirando la difesa di immunità sovrana spesso invocata dagli stati nazionali.

Questo caso intensifica la pressione sulla Svizzera, nota per la sua reputazione di integrità finanziaria, sicurezza, discrezione e neutralità. La risoluzione di questo processo potrebbe avere implicazioni significative per la fiducia degli investitori nel sistema bancario svizzero e per la stabilità delle pratiche di salvataggio finanziario. La Svizzera, che attira investimenti esteri grazie alla sua stabilità e alle sue solide pratiche finanziarie, ora si trova sotto un intenso scrutinio per le sue azioni durante la crisi del Credit Suisse.

Il processo

mette anche in luce una crescente insoddisfazione internazionale per il modo in cui vengono gestite le grandi crisi bancarie. Gli investitori e i regolatori stanno osservando da vicino, poiché l’esito di questo caso potrebbe influenzare future intese governative nelle crisi finanziarie globali. Se i querelanti avranno successo, potrebbe esserci un significativo precedente legale che obbligherà i governi a considerare più attentamente i diritti dei detentori di titoli nelle future ristrutturazioni bancarie.

L’azione legale contro la Svizzera in un tribunale degli Stati Uniti rappresenta una sfida significativa per il tradizionalmente stabile e discreto panorama finanziario svizzero. L’accusa che il governo svizzero abbia dato priorità agli interessi nazionali sulla legge durante il salvataggio del Credit Suisse da parte dell’UBS mette a rischio la fiducia nell’equità e nella trasparenza dei salvataggi bancari. La risoluzione di questo caso sarà osservata da vicino da investitori, regolatori e governi di tutto il mondo, poiché le sue implicazioni potrebbero riverberarsi su tutto il sistema finanziario globale.

La risposta legale della Svizzera e il modo in cui i tribunali americani affronteranno il tema dell’immunità sovrana saranno cruciali per l’esito del caso. Inoltre, la comunità internazionale osserverà per vedere se questo processo influenzerà future legislazioni e politiche di salvataggio bancario, potenzialmente portando a una maggiore protezione dei diritti degli investitori e a una riformulazione delle pratiche di intervento governativo nelle crisi finanziarie. In ultima analisi, il verdetto potrebbe non solo definire il destino degli investitori del Credit Suisse, ma anche plasmare il futuro della governance finanziaria globale.

Giulia Bianchi
Giulia Bianchi

Editrice presso InfoNTC dal 2024.

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